Le mani: sono il contatto con l’altro

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Nel mese di ottobre in queste nostre conversazioni informali abbiamo parlato fondamentalmente di tre cose importanti: stato presente, stato desiderato e di un disegno fatto a occhi chiusi, senza mai staccare la penna dal foglio.
Se lo avete fatto, vi invito a osservarlo: ci parla di come ci percepiamo.

Per esempio, abbiamo disegnato tutte le parti del nostro corpo, mani, braccia, spalle, busto, bacino, gambe, piedi, viso, bocca, occhi, naso, capelli? Tutto quello che manca è qualcosa che è anche lontano dalla nostra sensazione.
La figura ha la nostra forma come ci appare allo specchio oppure è più sottile o più larga?
I piedi sono appoggiati a un pavimento in modo equilibrato o forse abbiamo una gamba più corta o più lunga?
Ci sono le mani? Le mani sono il contatto con l’altro. Spiegano come ci avviciniamo a una relazione, come sappiamo stare nell’intimità, se ne abbiamo paura o se ci sentiamo al sicuro.
Anche tutti i tratti che risultano staccati dal resto ci spiegano quali parti del nostro corpo hanno delle rigidità. Una contrattura persistente nega la sensibilità, fino a cancellare dalla nostra immagine interna parti di noi.

Nel caso vi faccia piacere migliorare qualcosa al vostro disegno trovate le parti che non sono ben rappresentate e massaggiatele, magari dopo un bagno o una doccia calda. Fatelo con cura, delicatamente, ma anche con un contatto pieno. Sentite tutta la vostra mano che avvolge, carezza, preme, massaggia, allunga quella parte di voi che avete scelto.
Fatelo a occhi chiusi, portando nel contempo attenzione al respiro, rilasciandovi mano a mano che inspirate ed espirate, lasciando che la mano diventi leggera e presente nello stesso tempo. Non serve dedicare a questo rituale molto tempo: tre, quattro minuti bastano.
L’importante è che lo facciate con cura e amorevolezza. Se avete ancora un paio di minuti da dedicarvi rifate il disegno a occhi chiusi e verificate se qualcosa è cambiato.